Tribunale di Milano
Sentenza n. 4953 del 29 ottobre 2025
Il Tribunale di Milano ha sentenziato che, in caso il rientro del lavoratore si prolunghi per un numero di giorni pari a quello per cui il Ccnl prevede il licenziamento disciplinare, si attiva la presunzione di dimissioni per comportamento concludente prevista dall’art. 26, c. 7-bis, D. Lgs. 151/2015, come modificato dalla Legge 203/2024.
IL FATTO
Una lavoratrice contesta in giudizio la cessazione del proprio rapporto di lavoro, qualificata dall’azienda come “dimissioni volontarie di fatto”. La dipendente sostiene che la nuova disciplina sulle dimissioni per fatti concludenti (art. 26, c. 7-bis, D. Lgs. 151/2015) non sia applicabile, poiché la sua assenza non aveva superato il termine legale di 15 giorni. La società, invece, afferma che il termine rilevante non fosse quello legale, ma quello più breve previsto dal Ccnl, pari a 3 giorni, richiamato nel codice disciplinare.
LA SENTENZA
Il Tribunale di Milano dà ragione alla datrice di lavoro: la nuova norma stabilisce in modo chiaro che il termine da considerare è primariamente quello del Ccnl; solo in assenza di previsioni contrattuali si applica il limite generale dei 15 giorni. Il giudice spiega che il legislatore ha voluto attribuire valore al limite individuato dalle parti sociali come soglia di gravità tale da giustificare la sanzione massima (licenziamento). La nuova disciplina, però, cambia la qualificazione dell’effetto dell’assenza ingiustificata: non più motivo per licenziamento, ma comportamento che esprime la volontà tacita del lavoratore di dimettersi.